PARCO REGIONALE DEL MINCIO

Migliaia di ettari percorsi dal FIUME MINCIO, un fiume sinuoso che visto dal satellite appare come un serpente adagiato fra campagna e boschi verdissimi. Il Parco si estende nella pianura alta verso il lago di Garda, in un'area piana coltivata nel mantovano e in una zona paludosa che diventa lacustre vicino alla città di Mantova. Il fiume Mincio nasce, o meglio esce come emissario dal Lago di Garda dopo aver abbracciato i bastioni di Peschiera del Garda, la cittadina che durante la dominazione asburgica, era una delle quattro roccaforti del Quadrilatero, l' imponente sistema difensivo. Il parco inizia dunque in provincia di Verona dov'è arricchito da vigneti, e poi giù, tra castelli e borghi antichi, arrivando fino a Mantova. L'acqua blu del lago esce dolcemente e diventa smeraldo nel fiume, ai lati del corso d'acqua vi è una pista ciclabile percorribile da Peschiera fino a Mantova. Ed è dalla città dei bastioni che inizia la scoperta in sella alla mia nuova bicicletta.



I bastioni di Peschiera del Garda
Ci sono stata 4 volte, un percorso graduale e io qui racconto l'ultimo, il più lungo dove ho percorso 66 chilometri nell'andata e ritorno. L'itinerario completo della ciclabile da Peschiera fino alla città di Virgilio è di circa 40 chilometri. Alle otto del mattino carichiamo le nostre due biciclette sulla station wagon dopo aver ribaltato in avanti il sedile posteriore. Per l'occasione, anzi, per la stagione con mattinate fresche abbiamo indossato la calzamaglia, giubbino e cuffia. La bici di mio marito è una vintage da corsa degli anni d'oro, di quando gareggiava con i dilettanti. La mia è un modello nuovo.Partiamo dalla località Porto vecchio, nei pressi di un un ristorante, la pista è a pochi metri.

Il percorso oltre che incantevole è adatto a tutti, la ciclopista inizia sotto il ponte ad archi della ferrovia di Peschiera; è asfaltata e piana, ben curata e a tratti ombreggiata. Partiamo dalla riva destra del fiume dove l'acqua ha un aspetto calmo, quasi immobile. Questo è dovuto allo sbarramento che avviene più avanti alla diga di Salionze, ed è qui che noi ciclisti attraversiamo il fiume sull'alzata della diga per poi proseguire sulla riva sinistra del Mincio.  La ciclabile è molto frequentata per la vicinanza con il Garda affollato da turisti, soprattutto nel primo tratto fino a Borghetto di Valleggio sul Mincio che dista 13 chilometri. Prima di arrivare a Borghetto, di fronte a noi su di un colle ammiriamo il borgo di Monzambano situato tra i Colli Morenici, la naturale corona del Lago di Garda. Un giardino naturale di cipressi, ulivi e vigneti circonda Monzambano che dall'alto, in una superba posizione, gode di un incredibile panorama sulla valle del Mincio fino all'imponente Monte Baldo, il gigante del Lago di Garda, inoltre la vicinanza al lago dona a Monzambano un clima mite. Nel borgo ci sono torri e le mura di un castello antico, ben conservato, costruito nel dodicesimo secolo. Dalla pista ciclabile guardando in alto spicca la chiesa barocca del XVII secolo.
Borghetto 
Arriviamo a Borghetto di Valeggio sul Mincio. Vediamo i parcheggi  affollati, del resto è domenica e il cielo è sereno. Facciamo una breve sosta per visitarlo. Borghetto vanta origini longobarde e il suo nome significava "insediamento fortificato", all'epoca era il primo guado del fiume. Un punto di passaggio importante, zona di confine che nella sua storia ha visto conflitti tra eserciti e subito tutte le occupazioni. Il fiume era una barriera naturale e il suo guado tra il veronese e il mantovano ha attirato gli interessi degli Scaligeri, passando dai Gonzaga, i Visconti, la Serenissima, l'Austria e i francesi.  Inoltrandoci tra le vie del borgo, sembra che il tempo si sia fermato, si ha l'illusione d'essere nel medioevo, nel paese delle favole, e basta poco per immaginarlo deserto, senza i turisti e con la fantasia vedere i cavalieri sul Ponte Visconteo, mentre gli antichi mulini continuano a girare come nel '400, quando con la forza dell'acqua macinavano i cereali.
Antico mulino a Borghetto
Le poche vecchie case di Borghetto, sono dominate dal Ponte Visconteo, straordinaria diga fortificata, che Gian Galeazzo Visconti volle nel 1393, una diga che aveva anche la funzione di check-point. Lunga 650 m. e larga 25, in origine era unita al Castello Scaligero di Valeggio. A Borghetto si ammirano le torri dello Scaligero che spuntano in alto tra il verde. Dopo aver pedalato vicino al fiume, arrivando a Borghetto abbiamo avuto la conferma del valore naturalistico, storico e culturale del Parco del Mincio. Poco distante a Valleggio c'è il famoso Parco Sigurtà, che abbiamo già visitato in passato. La nostra intenzione con questa pedalata è quella di arrivare quasi a Mantova, lasciando la visita dei borghi che non sono affiancati alla pista, per altri viaggi più mirati. Proseguiamo arrivando ad un piccolo ponte dove vi è l'indicazione del ristorante "il Vecchio Mulino". Oltrepassiamo il ponticello e ci fermiamo a pranzare, parcheggiando le bici nel cortile di questo locale molto bello e caratteristico che in passato aveva un grande mulino funzionante. Siamo serviti nonostante siano le undici e mezza. Tutto è rimasto come un tempo: la deviazione dell'acqua che fa girare la ruota, e che forma una piccola incantevole isola. Ci proponiamo di consumare un pasto leggero per poter ritornare a pedalare fino alla meta prefissata: il Bosco Fontana Ma davanti al menù i buoni propositi vanno a remengo. Io tengo duro ordinando “solo” tagliata di manzo con rucola e grana e per contorno un piatto di verdure alla griglia. Mio marito senza ritegno, non si lascia scappare un abbondante piatto di gnocchi con salsiccia e le lumache con polenta.
Il castello del Parco Sigurtà

Soddisfatti della ristorazione ritorniamo in pista, iniziando con pedalata lenta... Passiamo accanto a Pozzolo, altro comune del Parco del quale vediamo solo la grande zona ricreativa e sportiva che confina con il fiume.  Il ritmo della pedalata aumenta... Dopo Pozzolo il Mincio si divide: a destra prosegue nel suo letto naturale dove il fiume s'impaluda creando le Valli del Mincio, una delle zone umide più caratteristiche dell'Italia del nord. Il fiume crea un intreccio di canali e piccoli laghi cosparsi da distese di ninfee e fiori di loto. La fioritura di questa meraviglia avviene intorno alla fine d'agosto, e si può ammirare su una delle tante barche che fanno servizio turistico. Ma non c'è solo una rara vegetazione nel sorprendente Parco, ma anche una ricca fauna: garzette, folaghe, falco della palude, aironi, nibi, cigni e molti altri.   A sinistra il fiume s'incanala nel Diversivo e noi seguiamo la pista ai bordi del canale che scorre tra cascine ed allevamenti di animali. Superiamo il territorio del comune di Soave dove le indicazioni ci indicano la deviazione nella campagna verso il Bosco Fontana, punto d'arrivo per questa lunga pedalata. Lunga per me che non sono molto allenata! Il bosco si vede da lontano, spicca tra la piatta campagna, i suoi 233 ettari facevano parte delle antiche foreste che occupavano questa parte della Pianura Padana. In particolare il parco è ciò che rimane della riserva di caccia dei Gonzaga. 
La palazzina nel Bosco Fontana
Deviamo a sinistra sulla strada chiamata Campagnolo, qualche centinaia di metri e siamo all'ingresso del bosco. Vi è un grande cancello aperto, i cartelli indicano gli orari di apertura del parco e le disposizioni per la visita con guida tramite prenotazione. È “tagliato” da viali rettilinei che s'incrociano più volte, così da agevolare la visita nella fitta foresta di latifoglie. É fatto obbligo entrare SOLO a piedi. Il Bosco Fontana fa parte del comune di Marmirolo, vicino a Mantova. Nel bosco vi è una palazzina del seicento, costruita dai duca di Mantova. Accanto alla palazzina c'è una grande risorgiva che dà il nome al luogo, ovvero Bosco Fontana. Leghiamo con catena le bici e ci dirigiamo a piedi per una veloce visita esterna alla palazzina, che è in fondo al primo viale del cancello d'entrata. La strada è sterrata, deserta, non vediamo nessuno. Arriviamo a passo svelto fino alla palazzina, ammirando la natura che la circonda e poi torniamo al cancello. Il bosco è Demanio Forestale e riserva naturale.
Fiume Mincio
Abbiamo percorso fin qui 33 km. circa, le gambe sono abbastanza “calde” per la pedalata veloce di ritorno fino all'auto, è stata una scoperta che ci ha entusiasmato. Siamo indecisi se arrivare fino a Mantova che abbiamo appena intravisto, ma alla fine decidiamo per il ritorno. Con un proposito: la prossima gita pensiamo di farla all'inverso, parcheggiando l'auto a Mantova per poi entrare nel Parco del Mincio e pedalare verso nord, fino a Borghetto.
Nella zona delle Valli del Mincio in estate ci sono le zanzare, infatti nelle guide consigliano i repellenti. Le stagioni migliori per la visita al parco sono primavera e autunno. Io ci sono stata alla fine di ottobre. D'estate sulla pista non ombreggiata fa molto caldo.
Ponte Visconteo
 

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